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Trento, 16 settembre 2015
IL CASO DANIZA E L’EFFETTO BOOMERANG
di Marco Boato
dal Trentino di martedì 16 settembre 2014

Nell’editoriale di domenica, ha fatto bene il direttore Alberto Faustini – sotto il titolo “La fiera dei pregiudizi all’ombra di Daniza” - a scrivere che «dentro questa storia c’è un modo di intendere (o di fraintendere, visto quello che la superficialità ha fatto dire o scrivere a molti) un’autonomia e un territorio».

In effetti, la vicenda di Daniza sta diventando un vero e proprio boomerang per la politica trentina, anche al di là dei propri meriti, demeriti e responsabilità. Forse anche perché si è verificata in piena estate, e mentre il presidente della Provincia si trovava negli Usa, ma c’è stata una grave sottovalutazione degli aspetti scientifici e gestionali, e delle possibili ripercussioni sul piano nazionale, e internazionale, per l’immagine del Trentino.

Ha ragione il governatore Ugo Rossi a rivendicare il ruolo ormai più che decennale del Trentino nel progetto Life Ursus, ma sbaglia nel mettere a confronto le reazioni amplissime alla involontaria uccisione di Daniza con altre tragedie, del tutto diverse, che si verificano ogni giorno sul piano internazionale. Senza nulla togliere alla inaudita gravità di queste ultime, è un errore sottovalutare la vastissima eco che la morte di Daniza ha avuto in una larga opinione pubblica, ben al di là dei movimenti ambientalisti ed animalisti (alcuni dei quali, come domenica a Pinzolo, hanno usato toni e insulti inaccettabili).

Per il Trentino è stato comunque un danno enorme essersi ritrovato sulle prime pagine di tutti i giornali con l’uccisione di Daniza. Il progetto Life Ursus era stato avviato nell’ultima fase della giunta di Carlo Andreotti, ma poi è stato concretamente gestito dalle tre giunte Dellai, nell’arco di quasi quindici anni. Io stesso me ne ero interessato, da deputato, con l’allora assessore all’ambiente Iva Berasi, presso il Ministro dell’ambiente Edo Ronchi.

Ma il positivo sviluppo del progetto, di cui è giusto rivendicare al Trentino il merito rispetto a tutto l’arco alpino, non è stato accompagnato da un adeguato programma culturale e informativo rispetto alla totalità della popolazione, in particolare quella più direttamente interessata sul territorio.

Dopo il “caso Maturi”, dello scorso ferragosto, si è proceduto con eccessiva drammatizzazione e forse anche con una buona dose di improvvisazione. Tutti ricordano la sciagurata ipotesi iniziale di abbattimento, rifiutata dal vicepresidente Olivi, poi trasformata in decisione di cattura, nonostante la presenza di due cuccioli di otto mesi, rispetto ai quali da più parti, anche sul piano scientifico, era stata segnalata la pericolosità di lasciarli soli senza la propria mamma orsa, responsabile soltanto di aver reagito per istinto di protezione.

In questi giorni abbiamo appreso che anche da parte del Ministero dell’agricoltura e del Corpo forestale dello Stato era stata riservatamente segnalato al Ministero dell’ambiente il proprio motivato dissenso sulla cattura di Daniza. Quindi non si trattava solo di un allarmismo, considerato eccessivo, da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste, ma pure di una forte riserva, non resa pubblica, di un ministero nei confronti dell’altro. A me pare che anche rispetto al giudizio sul Corpo forestale dello Stato Rossi abbia avuto una reazione eccessiva, forse dettata dal nervosismo delle prime ore dopo l’accaduto. È giusto rivendicare le proprie competenze e la propria autonomia, ma quando emerge chiaramente che c’è stato un gravissimo errore di gestione, sarebbe meglio adottare un atteggiamento meno reattivo e più attento anche alle competenze altrui. E questo vale a maggior ragione per il ministro Galletti rispetto al ministro Martina, il quale a buon diritto ha potuto a posteriori ricordare il suggerimento iniziale di non concedere l’autorizzazione alla Provincia di procedere con l’ordinanza di cattura, tramutatasi poi sciaguratamente in uccisione.

Se dunque sono comprensibili le proteste di questi giorni da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste (ma non gli eccessi verbali verificatisi a Pinzolo), sono ridicole e pretestuose le proteste e le denunce da parte di forze politiche, in primis la Lega e   alcuni settori del centrodestra, che nelle scorse settimane si erano scatenate contro il progetto Life Ursus e si erano contrapposte alle manifestazioni animaliste.

La strumentalità in questi casi è talmente evidente, e il presidente Rossi ha fatto bene a farlo rilevare, se si pensa che qualche settimana fa i leghisti volevano organizzare provocatoriamente a Imer una manifestazione culinaria a base di carne d’orso. In questo caso si è superato ogni senso del pudore e del ridicolo, solo per strappare qualche riga sui giornali, sperando che tutti si siano dimenticati delle loro posizioni precedenti.

Ma una qualche riflessione in più dovrebbe essere richiesta rispetto al ruolo dell’assessore Dallapiccola, che non solo sulla vicenda Daniza, ma in generale sulle questioni di tutela ambientale si sta dimostrando inadeguato rispetto alle peculiarità dell’ambiente trentino. Il Trentino, che ha uno straordinario patrimonio ambientale, deve essere molto attento a non compromettere la propria realtà e a non rovinare la propria immagine, anche di fronte a qualche sciacallo come il sindaco di Cortina d’Ampezzo (“venite da noi…”). Sarebbe davvero un prezzo troppo alto da pagare.

Marco Boato

 

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